Granfondo Marco Pantani, perché è il sunto degli itinerari d’allenamento, dei paesaggi e dell’elevazione del Campione.
Granfondo Marco Pantani, perché è la conclusione di un percorso sui luoghi, le vette e il teismo, di un atleta che ha scolpito, come nessuno, l’assioma fra mare e montagna.
Granfondo Marco Pantani, perché nei voli quotidiani di Marco sulla bici, si ripercorrono luminosi quei tratti di storia della Romagna, sovente dimenticati, fatti di migrazioni ed intrecci, fra l’Appennino e la costa, colli e cittadine della pianura, fra lavoro, turismo e ricerca di una nuova qualità dei cammini.
Certo, è una Granfondo ciclistica, che su entrambe le proposte, muove rispetto e devozione alle gesta di un ragazzo che, da questi sfondi, ha superato i dialetti, per abbracciare le lingue universali dell’emozione. E così, nell’espressività d’un tracciato, incontreremo l’erta di Montevecchio, col Monumento a Pantani che pare dirci quanto, le aspre pendenze del colle, siano un crocevia di fatiche e di soddisfazioni, ed il ristoro in quel luogo proposto, un segno di ringraziamento all’insieme. Indi il Passo del Carnaio, cerniera delle importanti valli del Savio e del Bidente, pronto a ricordarci quanto quei tornanti, abbian gridato, nel conforto di una gioventù che ancor toccava l’adolescenza, l’intenso talento del futuro Pirata. Lì, dove l’Appennino col suo odore agreste sa entrare nei cuori e l’orizzonte spinge al volo, il ragazzino che veniva dal mare, s’alzò sui pedali, lasciando stupore ed ammirazione al ciclista azzurro Marino Amadori. Sì, proprio colui che diverrà l’ultimo tecnico di Marco, mentre si allenava per la prova iridata, conobbe, in quel giorno d’estate, un profeta. E poi, di nuovo l’incontro con la fatica ed i significati di Montevecchio, prima del ritorno su quella pianura che ci aspetta fino al mare, a Cesenatico: Casa Pantani…